A Roma le spie mondiali per cercare una soluzione alla guerra tra Hamas e Israele? Quasi. In Via Veneto c'è però un precedente storico: quello che coinvolge il Caso Moro
Axios, il sito americano di notizie con l'approccio a metà tra l'Economist e Twitter ha dato la notizia del vertice che si terrà domani.
La piattaforma Axios, fondata da tre ex giornalisti di Politico nel 2017, ormai spesso punto di riferimento per le breaking news internazionali, ma anche locali intese non solo come americane, piattaforma che nel suo "manifesto" promette che nessuno dei suoi articoli sarà mai redatto con l'uso dell'AI, proprio ieri sera tardi (ora italiana) ha dato la news che domani a Roma si terrà un vertice sul Medio Oriente tra il direttore della Cia, Bill Burns, il capo del Mossad David Barnea, il primo ministro del Qatar, Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani, e il capo delle spie egiziane Abbas Kamel. Obiettivo la guerra Hamas-Israele e il tema degli ostaggi. Il sospetto da più parti condiviso è che Netanyahu voglia solo perdere tempo.
Ph. Credit Getty Images/Bill Burns
Anche perché nel frattempo il premier israeliano, scrive Axios, ha inasprito la sua posizione sull'accordo e ha aggiunto nuove richieste, come “la creazione di un meccanismo di monitoraggio del movimento di armi e militanti palestinesi dal sud di Gaza verso il nord e il mantenimento del controllo israeliano sul confine tra Gaza ed Egitto”.
Secondo le fonti compulsate da Axios, si prevede che l'incontro “non includerà negoziati dettagliati su ciò che resta da risolvere, ma si concentrerà principalmente sulla strategia per il futuro, piuttosto dunque un post-Gaza. Inoltre, gli stessi israeliani che parteciperanno al vertice non sperano che l'incontro di Roma porti a una svolta e dubitano che le pressioni di Biden su Netanyahu abbiano convinto il primo ministro ad ammorbidire alcune delle sue richieste, comprese le ultime.
“Netanyahu vuole un accordo impossibile da ottenere. Al momento non è disposto a muoversi e quindi potremmo andare incontro a una crisi nei negoziati piuttosto che a un accordo”, ha dichiarato un funzionario israeliano. La Cia, che in questo momento con le dimissioni di Kimberley Cheadle dopo l'attentato a Trump non vive proprio un momento stabile, non ha voluto rilasciare commenti.
Intanto a Gaza le vittime dei bombardamenti israeliani salgono a 40mila. Oltre 90mila invece i feriti.
La domanda è come mai Roma? Domani l'ambasciata americana di Via Veneto sarà un luogo affollato insomma.
A occuparsi della particolarità di Via Veneto, nel lontano 2018, è stata la seconda Commissione sul Caso Moro guidata da Giuseppe Fioroni. Alcuni dei risultati di indagine su quest’aspetto sono stati riportati nell’ultima relazione consegnata al Parlamento e agli italiani dalla Commissione che però, anche, ha provveduto a secretare gli aspetti più rilevanti. La “speranza” (si fa per dire) è che se ne stia occupando la Procura di Roma nei filoni ancora sotto indagine che riguardano il Caso Moro.
Intanto il luogo: Via Veneto, ma la parte “accessoria” non propriamente appartenente alla struttura dell’ambasciata ufficialmente, il cosiddetto “The Annexe”. Si tratta questo di un aspetto tutto americano, appunto, e legato alle palazzine di Via Massimi 91-96, ubicate in tutt’altra parte a Roma, che sono state tra le altre cose al centro delle indagini della Commissione e di alcuni giornalisti. Se n’è occupato anche Report di recente, riprendendo diverse inchieste giornalistiche che hanno affrontato la questione, oltre che i documenti ufficiali, i pochi rilasciati dalla Commissione (appunto la Relazione 2017). Anche chi scrive l’ha affrontato, insieme ad altri due topic in un lavoro esclusivo su TPI nel maggio del 2022 con un titolo che non lascia spazio a dubbi.
Cosa dice la Commissione riguardo a questo luogo di “annessione”, The Annexe, che in realtà nel più preciso spelling americano è trascritto senza la “e” finale? A legare le due palazzine di Via Massimi, non lontane dal luogo del sequestro e della strage, palazzina appartenente allo IOR, è l’eterogenea presenza di diversi personaggi e diverse strutture che la frequentavano e abitavano (in alcuni casi). Scrive la Commissione:
“Gli accertamenti condotti hanno evidenziato la presenza nel complesso di
un milieu abbastanza elevato e di alcuni cardinali e prelati, come il cardinale
Egidio Vagnozzi, già delegato apostolico negli Stati Uniti e, dal 1968, Presidente
della Prefettura per gli affari economici della Santa Sede, e il cardinale Alfredo
Ottaviani. Risulta inoltre, da alcune testimonianze, un’assidua frequentazione del
complesso da parte di monsignor Paul Marcinkus (personaggio del Vaticano coinvolto a esempio nell’affaire Calvi Nda).
Alcune testimonianze - prosegue la commissione - indicano anche una frequentazione dei prelati in questioni da parte dell’onorevole Moro e dell’onorevole Piccoli.
All’interno del complesso si riscontrano tuttavia anche presenze di altro genere, che potrebbero aver avuto una funzione specifica in relazione al sequestro Moro.
Oltre alla giornalista tedesca Brigit Kraatz, compagna di Franco Piperno e lo stesso Piperno (che secondo una testimonianza rilasciata alla Commissione “avrebbe da lì osservato i movimenti di Moro e della scorta”), altre testimonianze raccolte dalla Commissione hanno segnalato la presenza di altri condomini particolari, come a esempio il generale Renato D’Ascia, “un ufficiale del Genio, che operò anche in ambito SISMI, e che, come confermato dal figlio, manteneva rapporti di lavoro con la Guardia di finanza” scrive sempre la Commissione, che ipotizza come D’Ascia “possa essere stato un possibile informatore della Guardia di finanza circa la localizzazione della “prigione” di Moro”. Esempi se ne possono fare altri (come tra l’altro quello di un ufficiale italiano che lavorava per la Nato e che nel contempo ospitava durante il sequestro Moro in quella palazzina di Via Massimi l’ex Br Gallinari. latitante). Sembra un film ma non lo è.
E per prigione di Moro si intende poi, nel caso di Via Massimi, una delle prigioni/covi dove lo statista fu tenuto lungo l’arco dei 54 giorni di sequestro come ormai emerge sia in seno al lavoro svolto dalla Commissione, sia in ambiti d’inchiesta giornalistica (una delle prigioni ipotizzate da chi scrive a esempio può essere stata quella di Vescovio nel reatino vedere il mio libro La Criminalità servente nel Caso Moro, La Nave di Teseo ). A confutare così per sempre la vulgata certificata dallo Stato e dalle Br (e da diversi giornalisti) che l’unica prigione fosse quella della Magliana.
Ma non è finita qui: la palazzina dello IOR (Vaticano) ospitava anche una serie di personaggi legati alla finanza e ai traffici tra Italia, Libia e Medio Oriente (come a esempio, il doppio o triplo agente libico Omar Yahia, talvolta scritto nei vari documenti anche americani da chi scrive rinvenuti, come Yehia), la Commissione sottolinea anche “la presenza di una società statunitense, la Tumpane company”, abbreviata in Tumco, la cui attività cessò il 30 giugno 1982 e la cui "sede legale si trova negli Stati Uniti d’America e domicilio fiscale in Via Massimi 91 a Roma...
Yahia o Yehia, come indica una inchiesta condotta tempo fa dal giudice Carlo Mastelloni (senza affrontare il Caso Moro) acquisì l’appartamento di Via Massimi nel dicembre del 1977, a pochi mesi dunque dal sequestro. Triplo agente perché collaborante sia con i servizi nostrani che con quelli americani e appunto libici. Gli stessi che nel 1978 in pieno sequestro Moro hanno contattato alcun vertici della ‘Ndrangheta per liberarsi dei dissidenti.
“Yahia” riferisce la Commissione, “fu molto probabilmente la persona che mise in contatto la fonte “Damiano”, che fornì qualificate informazioni sulle Brigate rosse, con i Servizi italiani. La presenza dei suoi uffici in via Massimi 91 conferma la densità delle presenze di intelligence che caratterizzò quel condominio”. La Fonte Damiano, era un agente infiltrato sin dal 1975 tra i palestinesi e le BR, inattivo durante il sequestro MORO a eccezione forse, dunque, per questa informazione.
Ma torniamo a Via Veneto e al luogo d’incontro annesso all’ambasciata americana dove “la Tumco svolgeva attività di intelligence a beneficio di organo informativo militare statunitense la cui sede era in edificio di Via Veneto a Roma”, appunto un edificio di Via Veneto. Sorta di luogo franco ma annesso a chi è preposto a trattare determinati eventi o situazioni fuori dalle orecchie e da occhi indiscreti. La Tumco o Tumpane “svolgeva ufficialmente compiti di supporto alla rete statunitense di rilevamento radar, in appoggio alla NATO, denominata Troposcatter/NADGE. Nonostante ciò, nulla era stato comunicato alla Stazione ed alla Compagnia Carabinieri competenti per territorio”. Per scrivere quest’ultima affermazione la Commissione sembrerebbe intendere che dunque nessun atto sia stato trovato dall’Arma e quindi alla Commissione consegnato. La domanda sorge così spontanea (come quella che sorge sul perché domani 28 luglio 2024 il vertice delle spie si debba tenere proprio a Roma, cosa ha di speciale Via Veneto rispetto alle altre strutture nel mondo disponibili): è possibile che proprio in quel periodo delicato a livello nazionale (rapimento Moro) e internazionale (la Guerra Fredda per semplificare) non ci siano documenti che riguardino questa società e il suo ruolo in Italia? (Almeno così si intende da queste poche righe).
Certo la documentazione classificata nel tempo (soprattutto attraverso la Direttiva Prodi) contiene diversi documenti interessanti ma che richiedono tutti una speciale pazienza e preparazione per legare gli indizi tra loro rimasti sparpagliati. E’ quello che si cerca di fare come giornalisti d’inchiesta (perché non è ancora tempo di relegare l’affaire Moro e le stesse Br alla sola storia come le novità ultime sembrano far comprendere (vedere nell’ultimo anno e mezzo i miei pezzi su L’Espresso e Il Fatto Quotidiano). Novità che ovviamente devono vedere la conferma o la smentita giudiziaria ma che comunque emergono da ultime inchieste pre-processuali.
Via Veneto a Roma insomma come luogo-snodo geopolitico da oltre 50 anni (se consideriamo il periodo precedente al sequestro e all’omicidio Moro) se non di più. Saremo usciti pure dal focus strategico mediterraneo per i “traffici” e le operazioni che ci vedevano oggetto di “annessione” e preoccupazione anti-Comunista, ma restiamo il cuore di certe decisioni.
2. Basta con Vescovìo, un´altra assurdità di fattura cucchiarelliana : primo perché sta in Sabina che NON è zona vulcanica, e Moro sotto le suole iuxta perizia Lombardi ha primo strato inferiore vulcanico delle zone peritirreniche del Lazio, videlicet Braccianese e/o Tolfa. Secondo perché agli atti CM risulta con chiarezza che Vescovìo era covo ucc non br, in allestimento per ospitare sequestro di imprenditore edile non di Moro.
1. Massimi 91 come prigione di Moro è una panzana inventata da cucchiarelli e chissà chi forse dietro. Infatti i convogli dei banditi non entrano proprio in quel tratto, bensì vanno dritti verso Serranti, testi De Luca, Dordoni e Focà. Aleth